Il giorno 25 marzo alle ore 18:00, nei locali della nostra Associazione, si è tenuta la seconda conferenza relativa al tema: “Lo zucchero non è sempre dolce, il diabete mellito. Il dr. Narciso Marin diabetologo dell’Ospedale di Castelfranco Veneto, ha trattato il tema in modo semplice e approfondito di fronte al numeroso e attento pubblico intervenuto nonostante le cattive condizioni atmosferiche. Ecco qui di seguito alcuni punti molto interessanti sul tema del diabete mellito trattati, ripetiamo, molto chiaramente dal dr. Marin.
“Il diabete è una malattia cronica in cui si ha un aumento della glicemia, ovvero dei livelli di zucchero nel sangue, che l’organismo non è in grado di riportare alla normalità.
Questa condizione può dipendere da una ridotta produzione di insulina, l’ormone prodotto dal pancreas per utilizzare gli zuccheri e gli altri componenti del cibo e trasformarli in energia, oppure dalla ridotta capacità dell’organismo di utilizzare l’insulina che produce.
Livelli elevati di glucosio nel sangue, se non corretti con una terapia adeguata, possono nel tempo favorire la comparsa delle complicanze croniche della malattia, ovvero, come danni a reni, retina, nervi periferici e sistema cardiovascolare (cuore e arterie).
È possibile convivere con il diabete, ma è fondamentale conoscere cosa fa aumentare o diminuire la glicemia in modo da mantenerla il più possibile vicino ai livelli normali ed evitare o ritardare la comparsa e la progressione delle complicanze croniche che purtroppo peggiorano la qualità della vita.
I DIVERSI TIPI DI DIABETE
•Diabete di tipo 1 (diabete giovanile o diabete insulino-dipendente): in questa forma di diabete l’organismo non è più in grado di produrre insulina perché il sistema immunitario ha distrutto le cellule del pancreas che la producono. Generalmente, si manifesta durante l’infanzia o l’adolescenza, ma può insorgere a tutte le età. Le persone con diabete di tipo 1 possono vivere solo grazie alla somministrazione di insulina più volte al giorno in forma di iniezioni sottocutanee.
•Diabete di tipo 2 (diabete dell’adulto o non insulino-dipendente): è circa 10 volte più frequente del diabete di tipo 1. In questa forma di diabete l’organismo, è ancora in grado di produrre insulina, ma in quantità insufficiente per garantire un’adeguata trasformazione degli alimenti assimilati in energia. Generalmente, il diabete di tipo 2 si sviluppa in persone con più di 40 anni, in sovrappeso e con una storia familiare di diabete.
•Diabete gestazionale è una forma di diabete che viene diagnosticato per la prima volta durante la gravidanza e generalmente non dà sintomi. Nella maggioranza dei casi scompare dopo il parto, ma le donne che hanno avuto questa forma di diabete hanno un maggior rischio di sviluppare diabete di tipo 2 negli anni successivi.
•Altre forme di diabete: esistono casi in cui il diabete è il risultato di rare forme geneticamente determinate, o è conseguente a interventi chirurgici, all’uso di alcuni farmaci o legato ad una reazione del sistema immunitario contro i recettori per l’insulina normalmente presenti nelle cellule o contro l’insulina.
COME SI RICONOSCE ?
Le persone con diabete non diagnosticato spesso hanno uno o più di questi sintomi:
sete intensa con la necessità di bere di frequente;
necessità di urinare frequentemente o di alzarsi di notte per urinare;
perdita di peso;
aumento dell’appetito;
disturbi della visione (difficoltà a mettere a fuoco gli oggetti, visione sfuocata);
difficile guarigione di piccole ferite soprattutto agli arti inferiori;
senso di affaticamento inusuale.
In alcuni casi, non ci sono sintomi evidenti perché la glicemia aumenta in modo lento e graduale. Questo accade soprattutto nel diabete di tipo 2 e fa sì che una persona possa vivere per mesi o anni senza sapere di essere diabetico e quindi senza curarsi adeguatamente.
CHI SI AMMALA DI DIABETE?
Il diabete è una malattia comune che interessa in Italia il 3-5% della popolazione generale. In alcuni paesi del nord Europa o nel nord America può arrivare a interessare persino il 6-8% della popolazione. La cosa preoccupante è che i casi di diabete sono in costante aumento, probabilmente per l’aumento dell’obesità e della sedentarietà delle popolazioni. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nell’anno 2030 nel mondo ci saranno 360 milioni di persone con diabete, rispetto ai 170 milioni del 2000. Questo con importanti ripercussioni sulla vita dei pazienti e delle loro famiglie, e sui sistemi sanitari che offrono assistenza ai pazienti.
Chiunque può essere colpito dal diabete, anche se la probabilità di sviluppare questa malattia è maggiore se si ha una relazione di parentela in primo grado (genitori, figli, fratelli) con una persona diabetica.
Rischio di sviluppare diabete di tipo 1: la probabilità di sviluppare diabete è più elevata per i fratelli o figli di una persona che abbia sviluppato il diabete di tipo 1 prima dei 30 anni di età. Il rischio di sviluppare diabete di tipo 1 diminuisce dopo i 30 anni anche se la sua insorgenza è possibile a tutte le età.
Rischio di sviluppare diabete di tipo 2: la probabilità di sviluppare diabete aumenta se in famiglia ci sono altri casi di diabete di tipo 2 (ad esempio, nei genitori o nei fratelli), se si è sovrappeso o obesi, se si fa poca attività fisica e, per le donne, se si è avuto un diabete gestazionale (ovvero durante la gravidanza). Inoltre, il rischio di sviluppare diabete di tipo 2 aumenta con l’età.
Rischio di sviluppare diabete gestazionale: fattori associati a un aumentato rischio di diabete durante la gravidanza sono:
familiarità per diabete;
gravidanza a età superiore ai 35 anni;
sovrappeso o obesità;
eccessivo aumento di peso durante la prima parte della gravidanza;
avere avuto dei figli di peso superiore ai 4 Kg alla nascita;
avere avuto un diabete gestazionale in una precedente gravidanza.
COME SI CURA?
Tutti i pazienti diabetici e i loro famigliari dovrebbero avere una buona conoscenza dei diversi aspetti della malattia. Per questo sono importanti gli incontri di informazione offerti dai centri di diabetologia o dalle associazioni dei pazienti. È molto importante che la persona con diabete sia consapevole della sua malattia, conosca bene i farmaci che eventualmente assume per la terapia del diabete e i loro principali effetti collaterali, e sia preparata a far fronte a eventuali imprevisti o a situazioni particolari come malattie occasionali, variazioni nell’orario dei pasti, viaggi o pianificazione di una gravidanza.
Un aiuto fondamentale al mantenimento di una buona glicemia viene dall’uso di strumenti per la misurazione della glicemia. Sono strumenti semplici e affidabili che consentono di misurare la glicemia su sangue capillare ottenuto dalla puntura del polpastrello delle dita, in totale autonomia e in qualunque momento della giornata. L’indicazione ad effettuare le misurazioni della glicemia e la frequenza delle misurazioni variano caso per caso in relazione al tipo di diabete, di terapia e al grado di compenso metabolico.
Inoltre, le persone con diabete di tipo 1 o di tipo 2 dovrebbero modificare il loro stile di vita in modo da avere una alimentazione sana e praticare una regolare attività fisica.
In generale si raccomanda ai pazienti diabetici di:
seguire una dieta equilibrata e bilanciata;
per le persone soprappeso od obese perdere peso con l’aiuto del medico e della dietista;
fare attività fisica regolarmente perché l’esercizio fisico migliora l’azione dell’insulina e aumenta il consumo di glucosio contribuendo ad abbassare la glicemia.
Nei pazienti con diabete di tipo 1 sono state distrutte le cellule beta del pancreas che producono l’insulina che serve ad abbassare la glicemia. Pertanto, in questi pazienti è assolutamente necessario somministrare insulina mediante iniezione sottocutanea più volte al giorno. L’insulina non può essere somministrata per bocca perché verrebbe distrutta dai succhi gastrici o non assorbita intatta dall’intestino. È necessario somministrarla più volte al giorno (solitamente prima di colazione, pranzo e cena e prima di coricarsi) per riuscire a riprodurre il normale profilo di produzione dell’insulina, ovvero livelli bassi durante la giornata e la notte e picchi in corrispondenza dei pasti. Le quantità di insulina da somministrare in corrispondenza dei pasti dipendono dalla quantità di carboidrati (pasta, riso, pane, frutta) che si intende assumere. Oggi la disponibilità di penne per iniezione ha soppiantato l’uso delle siringhe monouso, rendendo più semplice, precisa e sicura la somministrazione di insulina e consentendo ai pazienti una maggiore flessibilità al momento dei pasti, soprattutto quando fuori casa. Esiste, inoltre, la possibilità, per un limitato gruppo di pazienti, di poter ricevere un trapianto di pancreas o di isole pancreatiche.
Nei pazienti con diabete di tipo 2 le cellule beta del pancreas inizialmente non sono capaci di produrre insulina in quantità sufficiente per ridurre la glicemia e, dopo anni di malattia, possono esaurirsi. Nel diabete di tipo 2 è possibile mantenere una buona glicemia senza farmaci, ma seguendo una adeguata alimentazione che limita i carboidrati semplici, i grassi e praticando un regolare esercizio fisico. Qualora le sole modifiche allo stile di vita non fossero sufficienti, si possono utilizzare, sempre sotto controllo medico, farmaci per via orale che migliorano la sensibilità dell’organismo all’insulina prodotta o stimolano il pancreas a produrre più insulina. Quando la capacità del pancreas a produrre insulina si esaurisce, è necessario passare al trattamento insulinico, analogamente al diabete di tipo 1.
Nelle pazienti con diabete gestazionale è molto importante mantenere glicemie molto vicine a quelle normali per consentire un regolare sviluppo del bambino. In caso di glicemie alte, il neonato avrà un peso maggiore rispetto al neonato di una mamma non diabetica e potrà avere ipoglicemie, ovvero glicemie molto basse, che richiederanno l’infusione di glucosio per via endovenosa nelle ore successive al parto. Nelle donne con diabete gestazionale viene inizialmente consigliato un regime alimentare bilanciato, povero in carboidrati semplici. Nel caso questo non consentisse di mantenere glicemie normali, è necessario trattare le pazienti con insulina, somministrata più volte al giorno per iniezione sottocutanea. Questo perché i farmaci orali che abbassano la glicemia non sono possono essere assunti in gravidanza. Nella maggioranza dei casi, il diabete scompare dopo il parto, ma tende a ripresentarsi nelle gravidanze successive. Inoltre, le donne con una storia di diabete gestazionale hanno un aumentato rischio di sviluppare diabete con l’età.
Nei pazienti con diabete di tipo 1 o di tipo 2, mantenere un buon controllo della glicemia, consente di prevenire o ritardare l’insorgenza e rallentare la progressione delle complicanze croniche del diabete, ovvero del danno di reni, retina, nervi periferici o il sistema cardiovascolare. Per questo motivo è necessario effettuare con regolarità:
visite specialistiche diabetologiche di controllo (indicativamente ogni 3 mesi se in terapia insulinica, 1 o 2 volte all’anno se in terapia con ipoglicemizzanti orali o con sola modifica dello stile di vita, ovvero dieta ed esercizio fisico);
esami del sangue e delle urine (indicativamente ogni 3-6 mesi per gli esami relativi al controllo della glicemia, annualmente per gli esami relativi ai fattori di rischio cardiovascolare o alla funzione renale);
visite oculistiche per la valutazione del fondo oculare (una volta all’anno).
La frequenza delle visite verrà stabilita per ciascun paziente in base al tipo di diabete e di terapia prescritta (modificazione dello stile di vita, farmaci per via orale o insulina), al grado di controllo metabolico, alla eventuale presenza di complicanze o di altre malattie concomitanti.”